Molto spesso le persone che presentano determinati tipi di problemi, ad esempio disordini alimentari o particolari difficoltà relazionali, rifiutano di rivolgersi ad uno specialista o appaiono estremamente resistenti a qualsiasi tipo di intervento. In questi casi la famiglia, se adeguatamente indirizzata, può svolgere un ruolo fondamentale e determinante nel trattamento del disturbo. In queste situazioni il terapeuta strategico è solito fare un primo incontro con la o le persone che lamentano il problema (sebbene questi non siano i “portatori” del disturbo) e valutare con lei o loro cosa sia possibile fare per intervenire. Il terapeuta strategico sistemico potrà quindi dare indicazioni su come cercare di coinvolgere il “portatore del disturbo” nella terapia, oppure dare indicazioni concrete ai familiari su come comportarsi relativamente alla persona e al disturbo in questione, ricorrendo così ad una forma di terapia indiretta. In seguito a questo intervento può capitare che il “paziente” decida di entrare in terapia in un secondo momento; negli altri casi la terapia procede solo in maniera indiretta.